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Timone di Fliunte.

(detto il Sillògrafo). Poeta e filosofo scettico greco. Discepolo di Stilpone di Megara, al quale si deve la fusione del Megarismo col Cinismo, si trasferì poi per qualche tempo a Elide per seguirvi le lezioni del caposcuola dello Scetticismo, Pirrone, di cui rimase uno dei più fedeli discepoli. Successivamente viaggiò per le città della Prepontide e risiedette a Calcedonia e ad Alessandria. Stabilitosi ad Atene, tenne una scuola di filosofia e retorica. Sulla base dello Scetticismo di Pirrone, secondo cui non esiste una verità oggettiva e la conoscenza non può né cogliere la natura delle cose, né offrire una regola di condotta, sostenne la validità dell'afasia (sospensione del giudizio) e dell'atarassia (serenità indifferente del saggio). Nelle sue opere divulgò la dottrina scettica di Pirrone, che non aveva lasciato alcuno scritto. Nella sua esposizione, tuttavia, si profila, sia pure in forma ironica e sarcastica, una più esplicita critica al dogmatismo. Avversò soprattutto la logica aristotelica e contro i filosofi dogmatici scrisse un poema satirico dal titolo i Silli. Tra le altre opere, di cui rimangono solo scarsi frammenti, citiamo: Immagini; Banchetto funebre di Arcesilao (in versi); Sulla sensazione; Contro i fisici; Pitone (Fliunte 320 circa a.C. - Atene 234/230 a.C.).